26 novembre 2012

Primarie, una festa democratica

da Francoforte sul Meno, Germania
Un momento del dibattito TV tra i candidati del Centrosinistra (fonte: Ansa)
Le primarie del Centrosinistra che si sono celebrate ieri, e che continueranno domenica prossima al ballottaggio tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, sono state una festa sotto tutti i punti di vista. Aspettando il Centrodestra...

Oltre 3 milioni di elettori si sono riversati ai seggi del allestiti per scegliere uno tra Bersani, Tabacci, Puppato, Vendola e Renzi. Davvero le ritengo una festa: democratica, perché agli elettori viene data la possibilità di scegliere il proprio candidato premier; di rivalsa sull'anti-politica, perché persuadere 3 milioni di cittadini ad andare a votare per le primarie (il 25% circa di quanti votarono il Partito Democratico alle ultime elezioni politiche nazionali), significa riavvicinare il cittadino alla vita politica del Paese; politica, perché offre allo strumento delle primarie, ancora giovanissimo nel processo elettorale italiano, la chance di affermarsi e valorizzarsi.

Dalla parte opposta dello scenario politico italiano, invece, il Popolo della Libertà non ha ancora capito cosa vuole fare da grande...

Il Pdl è un partito ancora molto giovane con i suoi quasi quattro anni di vita, non una legislatura completa alle spalle e con già una scissione in conto (l'allontamento/strappo di Gianfranco Fini). Come un bambino che ha avuto un'infanzia complicata, ha ora l'opportunità di crescere e di emanciparsi dai genitori... o dal genitore. Come? Accettando la sfida delle primarie.

Presidio a Viale dell'Umiltà dei sostenitori del Pdl che vogliono le primarie di partito (fonte: LaPresse via HuffingtonPost.it) 
Oggi, invece, mentre da una parte assistiamo alle conferenze stampa di Bersani e Renzi che festeggiano la grande risposta dei propri elettori, dall'altra assistiamo a presidi dei supporter del Pdl che chiedono che le primarie si tengano come stabilito, che Berlusconi scenda in campo o meno.

Il Pdl - ma il Centrodestra nel suo insieme - se davvero vuole riprendersi dal crollo degli ultimi mesi deve assolutamente emanciparsi dal suo creatore, Silvio Berlusconi. Con questo non intendo dire che il Pdl debba necessariamente farne a meno. Semmai, non credo sia possibile... la cosa drammatica è che, oggi, Berlusconi è il Pdl e il Pdl è Berlusconi. Questo è il vero problema. Le primarie rappresentano lo strumento giusto per risolvere l'equivoco.

Se anche Berlusconi si mettesse in gioco nelle primarie, che le vincesse o meno, sarebbe chiaro a tutti, allora, qual è la volontà degli elettori del Centrodestra. Molti dei quali, me compreso, sentono la necessità di un cambio nel timoniere o, usando un'espressione odierna di Matteo Renzi, un cambio di allenatore.

Ecco perché mi stupisce la mancanza di visione e di supporto alle primarie da parte dei vertici del Pdl. Così come non comprendo la quasi avversione alla candidatura di Giorgia Meloni, probabilmente la più convinta sull'utilità di questa competizione interna al partito.

Come sostiene il consigliere regionale in Umbria, Andrea Lignani Marchesani (Pdl), "Il centrodestra non può più sottrarsi. Se le primarie fossero abolite per l'ennesimo ritorno di una stagione di cooptazione di una classe dirigente che intende solamente mettersi sotto l'ombra protettrice di un capo, allora sarebbe la fine della stagione del Popolo della Libertà". Su questo non può che avere ragione.

Spero quindi di non dover aspettare fino a giovedì, o lunedì prossimo, per sapere cosa Berlusconi vorrà farne del Popolo della Libertà. Qualunque sarà la sua scelta, spero che gli elettori di centrodestra abbiano il coraggio di scegliere. Scegliere di emanciparsi da un vecchio modo di fare e vivere la politica. Di avere il coraggio di scegliere se farsi rappresentare da Berlusconi, da Alfano o dalla Meloni. 

Per oltre 3 milioni di cittadini italiani è stata già un festa. Aspettando il Centrodestra...