28 novembre 2012

"Finché l'assegno non vi separi..."

da Francoforte sul Meno, Germania
Fonte: IlMessaggero.it
Se lui, il compagno di una vita, era venuto a mancare già ventuno anni fa, così non è stato per il suo assegno di invalidità che lei, la moglie, ha continuato ad incassare per tutti questi anni. Questa ennesima storia di truffa ai danni dello Stato è fresca di oggi.

Non lo è la pratica illecita delle false invalidità che ha già portato all'arresto di 266 persone e al sequestro di 10 milioni di euro, come riportato da Il Messaggero. La somma sottratta alle casse dello Stato, in questo caso, è di circa 151.000 euro e già sono state avviate le procedure per il recupero del maltolto.

Chi mi conosce sa che mi irrita la disonestà e i raggiri della legge, in qualunque forma si presentino. Non voglio neanche giudicare la signora protagonista in negativo della vicenda in quanto nessuno, se non la medesima o le persone a lei più vicine, conoscono davvero le sue circostanze.

Il dito, però, vorrei comunque puntarlo contro l'inefficienza dei nostri enti preposti al controllo dell'erogazione di questi benefici, INPS in primis. Se è così facile eludere i controlli del nostro sistema di assistenza previdenziale, allora anche lo Stato è complice.

Sarò forse un ingenuo, non avrò padronanza delle tecniche dell'arrangiarsi sulle spalle della collettività della piccola Italia, ma proprio non capisco come sia possibile riuscire a ritirare la pensione del proprio marito defunto per ventuno anni. Si, proprio ventuno anni. Duecentocinquantadue mensilità.

Ma al momento della morte di una persona, non esiste un sistema di scambio di informazioni tra i vari enti e agenzie statali? Si, va bene, il decesso in questione risale al 1991 e magari a quei tempi, mentre in altre parti del mondo già si avanzava con decisione, l'e-government era ancora fantascienza. In Italia si è arrivati solo nel 2005 al Codice dell'Amministrazione Digitale (d.lgs. 82/2005), entrato in vigore il 1º gennaio 2006.

Lo stesso vale per altri servizi della Pubblica Amministrazione. Vivo in Germania da quattro anni ormai e non ho mai dovuto attendere in un ufficio pubblico per più di 30 minuti. Si fa tutto online. Ho dimenticato cosa sono le marche da bollo e la snervante ricerca della tabaccheria che ha quelle del valore giusto. Per re-immatricolare l'auto quando sono arrivato, mi ci sono voluti poco più di venti minuti. E il bollo? Lo pago con bonifico automatico ogni anno. Altro che bollettini.

I risultati del Rapporto Mondiale sullo Sviluppo dell'E-Government delle Nazioni Unite, tuttavia, fanno cadere le braccia. I dati, aggiornati al 2010, vedono l'Italia al 38° posto al mondo, dietro a Malesia, Repubblica Ceca, Cile, Croazia, Uruguay e Lettonia. Possiamo pregiarci di venire prima di Portogallo, Barbados, Grecia, Cipro, Slovacchia e Bulgaria. Per quanto riguarda l'offerta dei servizi online siamo addirittura 87° (il Kazakistan è 24°!). Andiamo meglio nelle infrastrutture delle telecomunicazioni (32° posto) e nel capitale umano (21° posto... stavolta il Kazakistan lo abbiamo fregato, fermo al 22°).

Perché in Italia facciamo tanta fatica? Insomma, i cervelli li abbiamo e la tecnologia è alla portata di tutti. Si è ormai giunti ad un progresso tecnologico ed informatico tale anche in Italia che casi come questi non sono più giustificabili.

Insomma, è ora che gli investimenti sull'informatizzazione dei sistemi della Pubblica Amministrazione non siano più mirati solo all'implementazione di meccanismi sanzionatori ma, soprattutto, allo sviluppo di sistemi preventivi.