14 novembre 2012

Il mormonismo post-Romney

da Francoforte sul Meno, Germania
La Piazza del Tempio di Salt Lake City, città dove si trova la sede mondiale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (fonte: www.media-mormoni.it) 
Per quasi un anno, ovvero da quando Mitt Romney ha iniziato la sua corsa che lo ha portato al testa a testa finale per la presidenza degli Stati Uniti con Barack Obama, la stampa americana e di mezzo mondo si è interessata al "fenomeno" della sua religione.

La candidatura di Romney, mormone dalla nascita, fedele della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, ha (ri)portato la luce dei riflettori del mondo su una religione che nel mondo conta poco più di 14 milioni di fedeli. Di questi, oltre la metà vivono fuori dagli States, quasi mezzo milione in Europa e poco più di 24 mila in Italia.

Per mesi, la sede centrale della Chiesa di Gesù Cristo a Salt Lake City ha ospitato decine, se non centinaia di giornalisti interessati a conoscere più da vicino chi sono e in cosa credono i mormoni. La congregazione a Boston dove Mitt Romney servì prima come vescovo, poi come presidente di palo (il leader spirituale di una diocesi) è stata visitata più e più volte da troupe di mezzo mondo per conoscere quello che una volta fu il "gregge" di Mitt; e perchè no, per conoscere un po' di più il suo lato umano.

Contemporaneamente, mentre con il tempo si alzavano i toni del confronto, prima tra i candidati repubblicani alle primarie, poi tra i due candidati alla presidenza, progressivamente saliva di livello lo scrutinio pubblico delle dottrine, delle pratiche e della storia della Chiesa di Gesù Cristo.

Questo periodo di alta visibilità è stato definito da molti il "Mormon Moment", o "momento mormone". Oggi, dopo la sconfitta di Romney, molti commentatori si chiedono se con lui si assisterà anche ad una progressiva uscita di scena dei mormoni dal panorama pubblico nazionale, e perché no, mondiale.

Molti sembrano non essere di questo avviso. E secondo me a ragione.

Stephen Mansfield, già autore del New York Times, ha pubblicato a riguardo un ottimo articolo nella rubrica dedicata alla religione dell'edizione americana dell'Huffington Post. Mansfield ripercorre gli eventi più significativi che hanno visto come protagonisti alcuni dei suoi fedeli, a partire dal 1951, anno in cui David O. McKay fu chiamato a presiedere sulla Chiesa a livello mondiale. Diverso dai suoi predecessori, il presidente McKay aveva colto la necessità di essere compresi dall'opinione pubblica. Uomo capace ed estroverso, riuscì a rinfrescare l'immagine della Chiesa negli Stati Uniti. Negli stessi anni, Ezra Taft Benson, un altro mormone che poi assunse in seguito la guida della Chiesa, stava servendo come Segretario per l'Agricoltura del presidente Eisenhower. E George Romney, padre del famoso Mitt, era l'amministratore delegato dell'American Motors Corporation prima, governatore del Michigan poi, e successivamente parte dell'amministrazione di Richard Nixon.

L'excursus di Mansfield prosegue tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, fino ad arrivare alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City del 2002. Colpite e quasi affondate da gravi scandali di corruzione e cattiva gestione, furono letteralmente salvate dalla leadership e dall'abilità gestionale di Mitt Romney. Le Olimpiadi furono un'occasione senza precedenti per la Chiesa mormone di presentarsi al mondo. Per la prima volta milioni di turisti, visitatori e telespettatori si resero conto che in fin dei conti i mormoni erano persone normali, al passo coi tempi, estremamente organizzate, business-oriented e felici di accogliere il mondo a casa loro.

Da quel 2002 i mormoni hanno continuato a pedalare, a produrre, ad eccellere. Nelle ultime primarie repubblicane ce ne erano due, di mormoni, non uno: tra gli sfidanti di Mitt Romney c'era anche un certo John Huntsman, già Ambasciatore degli Stati Uniti in Cina, scelto proprio da Obama. Tra i commentatori più famosi e controversi del panorama televisivo nazionale si è fatto strada nel tempo Glenn Beck. Stephanie Mayer ha scritto la saga di Twilight, sulla quale non c'è bisogno di aggiungere altro. Oggi al Congresso americano siedono una dozzina di mormoni, tra senatori e deputati, tra cui il leader della maggioranza al Senato, il democratico Harry Reid. A capo di aziende come la compagnia aerea JetBlue, American Express, Marriott, Novell, Deloitte and Touche, Diebold e Eastman Kodak, vi sono imprenditori mormoni. Della stessa fede sono un gran numero di comandanti di battaglioni o generali delle forze armate americane, presidenti o leader di importanti università. Molti altri se ne trovano nel mondo del cinema, dello sport, della musica, e così via.

Michael Otterson, managing director per le relazioni pubbliche e public affairs della Chiesa mormone, ha scritto recentemente che "ci potrebbero volere degli anni prima di riuscire a comprendere l'impatto di tutto questo [la visibilità generata dalla campagna presidenziale di Mitt Romney, ndr.] sulla Chiesa e sulla sua gente, in aggiunta agli effetti avuti sull'opinione pubblica.[...] La leadership della Chiesa non ha mai creduto che questo periodo fosse solo un "momento mormone". Loro hanno una prospettiva più a lungo raggio."

E' quindi  possibile sostenere che il "momento mormone" sia davvero alle spalle?

Con tutto questo patrimonio umano attivo, vibrante e perfettamente inserito nel tessuto sociale ed economico degli Stati Uniti, e non solo, la sensazione è che di mormoni se ne potrebbe sentire parlare più spesso. Questo perché quanto accade tra i fedeli della Chiesa in America, avviene, seppur in misura ridotta, anche in altre parti del mondo. Mansfield, infatti, scrive:
"Ciò che i Santi [altro modo per definire i mormoni, ndr.] hanno raggiunto negli Stati Uniti è ciò che il mormonismo, senza impedimenti e con una buona guida, produrrà in quasi ogni circostanza. [...] Seminate il mormonismo il qualsiasi paese sulla terra ed otterrete più o meno gli stessi risultati. Se avrà successo, produrrà degli individui dai valori profondi che serviranno una visione religiosa incentrata sul successo in questa vita. Perseguiranno l'educazione più avanzata possibile, comprenderanno le loro vite in termini di come superare gli ostacoli, e serviranno con passione la società intorno a loro. [...]  Questi comportamenti e valori caratteristici [...] emergono in modo naturale dalla dottrina mormone. Sono anche i valori e i comportamenti delle persone di successo."
Sulla sala stampa online della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni in Italia, si legge:
"I membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (conosciuti comunemente come mormoni) provengono da tutti gli strati della società: dal mondo degli affari e dell’agricoltura, dell’istruzione e delle scienze, della politica e del governo, dello spettacolo e dell’informazione. Nel descrivere i santi degli ultimi giorni, la rivista Newsweek ha riportato: “Non importa dove vivano, i mormoni fanno parte di una rete di mutuo soccorso; nella teologia mormone ognuno è un ministro, ognuno è autorizzato in qualche modo a fare del bene e a ricevere del bene; è un’alleanza di altruismo del ventunesimo secolo”."
Ebbene, l'Italia. C'è un "momento mormone" italiano in corso, c'è stato oppure deve ancora arrivare? 

In Italia la chiesa conta poco più di 24 mila fedeli. Ad agosto scorso è stata ufficializzata l'intesa con lo Stato, uno sforzo che ha richiesto quasi venti anni di negoziazioni, alla ricerca dell'attenzione necessaria da parte del legislatore che alla fine si è materializzata anche grazie all'impegno di singoli parlamentari, primo fra tutti il Senatore Lucio Malan (Pdl). Nel 2008 il presidente mondiale della Chiesa, Thomas Monson, ha annunciato la costruzione di un tempio a Roma, il primo in Italia, che dovrebbe essere completato nel 2014. I media italiani hanno più volte mandato in onda servizi sulla chiesa e interviste ai suoi leader. Diversi quotidiani o periodici si sono impegnati più del solito nel cercare di offrire le giuste informazioni ai propri lettori su chi sono i mormoni. 

Il Centro religioso e culturale di Roma, della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (fonte: www.media-mormoni.it)

Ecco, forse il "momento mormone" in Italia si sta manifestando lentamente e in un modo diverso. Ancora lontana (forse) dall'avere politici o amministratori delegati di grandi aziende tra i suoi ranghi, la Chiesa comincia a godere dell'attenzione seria, attenta e rispettosa dei media nazionali e locali. Un gran passo avanti rispetto al passato, facilitato sicuramente dalla visibilità generata dalla candidatura di Romney.

Ciò che comunque i mormoni in Italia possono legittimamente reclamare alla pari dei loro fratelli e sorelle americani sono proprio quei valori e quelle caratteristiche intrinseche nella loro stessa dottrina: disposizione alla ricerca dell'eccellenza nell'istruzione e nelle professioni, l'etica e gli alti valori morali, la propensione al servizio in famiglia e al prossimo, un forte senso civico e del rispetto delle leggi, e delle istituzioni.  

Tutto questo, non solo dovrebbe far ben sperare la comunità dei mormoni in Italia in un ruolo sempre più importante nella vita pubblica del paese, ma la stessa società italiana che, di questi tempi, ha bisogno di una cittadinanza attiva e portatrice di alti e sani valori.