09 novembre 2012

"Il meglio deve ancora venire"

da Francoforte sul Meno, Germania
I risultati delle elezioni americane per contee: le contee blu indicano quelle vinte da Obama, in rosso quelle in cui ha prevalso Obama  (fonte: www.washingtonpost.com) 

Alla fine, dopo un testa a testa serrato, Obama si è assicurato il secondo mandato alla Casa Bianca. Appaiati per diverse ore, le notizie provenienti dagli Stati Uniti hanno gradualmente certificato, stato dopo stato, la vittoria del democratico con un margine anche superiore alle aspettative iniziali.

Obama partiva da favorito. Nonostante il repubblicano Mitt Romney avesse rimescolato le carte della corsa alla Casa Bianca a partire dalla ormai famosa notte di Denver, quella del primo dibattito, l'ago della bilancia, stando ai sondaggi dei giorni a ridosso del voto, era sempre rimasta dalla parte del presidente uscente. Le ultime speranze repubblicane in un certo senso sono state spazzate via dall'uragano Sandy. In un certo senso, si potrebbe dire che la spinta finale al presidente l'abbia proprio Sandy, regalandogli una maggiore visibilità e, sopratutto, l'aurea di presidente "di tutti", in pieno contrasto con l'accentuata polarizzazione che si è verificata durante i suoi primi quattro anni.

Sandy ha quindi offerto ad Obama un assist eccezionale, un paio di giorni di respiro e di promozione "gratuita" della sua immagine di Comandante in Capo. Senza poter attaccare Obama sulle questioni che hanno infiammato la campagna, a Romney non è rimasto infatti che fare del suo meglio per rimanere nella scia mediatica del presidente, organizzando gruppi di volontari per la raccolta di derrate alimentari e di fondi a sostegno delle comunità colpite dalla tempesta.

Libia, economia, lavoro, deficit... tutto ha dovuto lasciare spazio a questioni del momento ovviamente più urgenti ma non è un caso che Obama abbia guadagnato qualche punto sui sondaggi proprio nei giorni successivi alla sua visita nelle zone colpite, facendosi fotografare tra i residenti, in compagnia del repubblicano Christie, governatore del New Jersey, uno dei maggiori sostenitori e portavoce di Romney.

Un'altra osservazione da fare, è dove e grazie a chi Obama si è portato a casa la rielezione. Qui non si tratta della vittoria del presidente dei poveri, degli svantaggiati e dei diritti contro il candidato dei ricchi e delle banche, banale cantilena ripetuta all'infinito. Altrimenti si potrebbe dire che il 48% degli americani sia o troppo ricco o troppo tonto per capire che i repubblicani volevano fregarli. Ci sono tutta una serie di valori, contrapposti tra loro, per i quali gli americani hanno votato e cercato di far valere con il proprio voto: libertà di scelta su aborto da una parte, difesa della vita, dall'altra; diritti per gli omosessuali (matrimonio e adozioni) contro protezione della famiglia tradizionale; flessibilità sull'immigrazione rispetto ad un più fermo rispetto delle leggi; l'assistenzialismo sociale all'europea rispetto al modello tipicamente americano: meno Stato, meno tasse, più libero mercato, più controllo da parte del cittadino. Detto questo, sarebbe presuntuoso da parte di chiunque giudicare un elettore più civile di un altro sulla base della scelta di campo su queste questioni così personali. Onestamente, mi fanno sorridere quegli articoli secondo i quali con Obama avrebbe vinto un'America solidale e più vicina ai diritti universali, come se con Romney si sarebbe instaurato un regime antidemocratico. Secondo me sono semplicemente due modi di vivere e di vedere il mondo.

Molti parlano della vittoria di Obama in Ohio e Florida, due degli stati chiave in discussione, come di una conferma del suo operato da parte degli elettori ma si tratta, nei numeri, di sostanziale parità: +100 mila voti in Ohio (su oltre 5.3 milioni) e +47 mila in Florida (su oltre 8.3 milioni). In tutti i casi, Obama ha vinto prendendo meno voti del 2008, non solo in termini numerici ma anche percentuali, mentre le percentuali di Romney superano di molto quelle ottenute da McCain. Per entrambi comunque bisogna tenere a mente che l'affluenza registrata in questa tornata elettorale è la più bassa dalle elezioni del 2000.

Obama ha vinto grazie al voto urbano, bacino del suo elettorato di riferimento, mentre Romney ha perso conquistando la stragrande maggioranza delle contee non-urbane, scelte non necessariamente dai ricchi, ma anche dalle giovani famiglie (vd. mappa ad inizio articolo). Soprattutto negli Stati Uniti, come anche in alcuni paesi europei, i grandi centri urbani sono per lo più abitati da una piccola percentuale di cittadini benestanti  e da una maggioranza di persone dal reddito basso o sotto la soglia di povertà, immigrati, operai, studenti universitari. Insomma, il profilo tipico dell'elettorato democratico, ed in particolar modo Obamiano. Romney ha invece vinto nelle contee intorno ai centri urbani o nelle aree rurali. In altre parole, se le elezioni le avesse vinte il candidato che si fosse aggiudicato il maggior numero di contee, Romney oggi sarebbe il nuovo presidente americano.

In conclusione, ora che Obama si è assicurato quattro ulteriori anni alla Casa Bianca, spero che venga velocemente superata la stucchevole dicotomia poveri-ricchi, e che il presidente americano riesca davvero a muovere l'economia americana "forward", avanti. Con una Cina sempre più presente e potente economicamente e un'Europa sempre più in difficoltà, c'è davvero bisogno di un'America forte e solida.

Che la sua promessa fatta nel discorso di martedì sera, che "il meglio deve ancora venire", sia davvero un qualcosa di positivo e non si legga a ritroso, tra quattro anni, come un cattivo presagio. Per la metà degli americani i primi quattro anni già hanno portato molte amare sorprese... e se "il meglio [, di Obama, dovesse] ancora venire"?