18 dicembre 2013

Il rapporto tra Stato e confessioni religiose (secondo i mormoni)

da Bruxelles, Belgio
Dialogo con le confessioni religiose al Parlamento Europeo (Foto: Francesco Di Lillo)

Il testo che segue è una riflessione personale su un testo canonico della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (mormoni). Questo articolo, pertanto, non deve essere considerato in alcun modo una posizione ufficiale della Chiesa stessa. Per posizioni o dichiarazioni ufficiali visitate www.mormonnewsroom.org (inglese), oppure www.media-mormoni.it (italiano).

Da quando lavoro a Bruxelles, ed in particolar modo a stretto contatto con le istituzioni dell'Unione Europea, ho avuto modo di partecipare a numerosi incontri e conferenze sull'interessante tema del secolarismo e del rapporto tra religione e società, confessioni religiose e stato.

Da mormone praticante sono sempre stato affascinato dal modo in cui la leadership della mia chiesa costruisce e gestisce rapporti con i governi e i rappresentanti di tutti i paesi in cui è presente, o desidera operare. Un modo pulito e trasparente. Soprattutto, caratterizzato da una rigida e non negoziabile neutralità politica.

Quella che segue è la trascrizione di una parte della sezione 134 di Dottrina e Alleanze, una delle opere canoniche dei mormoni, assieme alla Bibbia. Come spiegato nella sua introduzione, la sezione 134 è una "dichiarazione di fede riguardante i governi e le leggi in generale, adottata [...] «Affinché il nostro credo riguardo ai governi terreni e alle leggi della terra in generale non venga male interpretato o frainteso."

Ho aggiunto i titoli delle sezioni in  grassetto 

Riguardo il diritto alla libertà di culto e di coscienza
1  Noi crediamo che i governi furono istituiti da Dio per il beneficio dell'uomo, e che egli considera gli uomini responsabili dei loro atti relativi ad essi, sia nel fare le leggi che nell'amministrarle per il bene e la sicurezza della società.
2  Noi crediamo che nessun governo possa sussistere in pace a meno che non siano formulate e mantenute inviolate leggi tali da assicurare ad ogni individuo il libero esercizio della propria coscienza, il diritto e il controllo della proprietà e la salvaguardia della vita.
 3  Noi crediamo che tutti i governi richiedano necessariamente dei funzionari civili e dei magistrati per applicarne le leggi, e che uomini tali da amministrare le leggi in equità e giustizia debbano essere cercati e sostenuti dalla voce del popolo, in una repubblica, o per volontà del sovrano.
 4  Noi crediamo che la religione sia istituita da Dio, e che gli uomini siano responsabili dinanzi a lui, e a lui soltanto, dell'esercizio d'essa, a meno che le loro opinioni religiose non li inducano a ledere i diritti e le libertà altrui; ma non crediamo che le leggi umane abbiano il diritto di interferire nel prescrivere regole di culto per vincolare la coscienza degli uomini, né di dettare forme di devozione pubblica o privata; che il magistrato civile debba reprimere il crimine, ma mai controllare la coscienza; dovrebbe punire la colpa, ma mai sopprimere la libertà dell'anima.
Riguardo al dovere di ogni cittadino di rispettare ed onorare le leggi del proprio paese 
5  Noi crediamo che tutti gli uomini siano vincolati a sostenere e ad appoggiare i rispettivi governi del paese in cui risiedono, finché sono protetti nei loro diritti innati e inalienabili dalle leggi di tali governi, e che la sedizione e la ribellione siano indegne di ogni cittadino così protetto e debbano essere punite di conseguenza; e che tutti i governi abbiano il diritto di promulgare leggi tali che, a loro giudizio, siano meglio formulate per assicurare l'interesse pubblico, considerando tuttavia sacra, allo stesso tempo, la libertà di coscienza. 
 6  Noi crediamo che ogni uomo debba essere onorato nella sua posizione, i governanti e i magistrati come tali, essendo posti a protezione degli innocenti e per la punizione dei colpevoli; e che tutti gli uomini debbano rispetto e deferenza alle leggi, poiché senza di esse la pace e l'armonia sarebbero soppiantate dall'anarchia e dal terrore; essendo le leggi umane istituite all'esplicito scopo di regolare i nostri interessi come individui e come nazioni, e i rapporti fra uomo e uomo, e le leggi divine date dal cielo di prescrivere regole per le questioni spirituali, per la fede e il culto; di entrambe l'uomo dovrà render conto al suo Creatore. 
 7  Noi crediamo che i governanti, gli stati e i governi abbiano il diritto, e siano vincolati, a promulgare leggi per la protezione di tutti i cittadini nel libero esercizio del loro credo religioso; ma non crediamo che abbiano il diritto, in giustizia, di privare i cittadini di tale privilegio o di condannarli per le loro opinioni, fintantoché vengano mostrati riguardo e riverenza per le leggi, e tali opinioni religiose non giustifichino la sedizione o la cospirazione. 
 8  Noi crediamo che l'attuazione di un crimine debba essere punita secondo la natura dell'offesa; che l'omicidio, l'alto tradimento, la rapina, il furto, e il turbamento della pace pubblica, sotto qualsiasi forma, debbano essere puniti secondo la loro criminosità e la loro tendenza al male fra gli uomini, dalle leggi del paese in cui il reato è commesso; e che per la pace e la tranquillità pubblica, tutti debbano farsi avanti e usare le loro capacità per far punire chi ha violato delle giuste leggi. 
Separazione tra poteri civili e poteri religiosi 
 9  Noi non crediamo giusto mescolare l'influenza religiosa con il governo civile, cosicché una istituzione religiosa sia favorita e un'altra ostacolata nei suoi privilegi spirituali, e i diritti individuali dei suoi membri, come cittadini, siano negati. 
 10  Noi crediamo che tutte le istituzioni religiose abbiano il diritto di agire verso i loro membri per cattiva condotta, secondo le regole e le disposizioni di tali istituzioni, purché tali azioni riguardino l'appartenenza e la buona reputazione; ma crediamo che nessuna istituzione religiosa abbia l'autorità di giudicare le persone riguardo al diritto di proprietà o di vita, di togliere loro i beni di questo mondo, o di metterli in pericolo di vita o di danno fisico, o di infliggere loro una qualsiasi punizione corporale. Esse possono soltanto scomunicarli dalla loro comunità e ritirarne loro l'appartenenza. 
Il dovere dello Stato di garantire la protezione dei propri cittadini e il rispetto delle leggi. Il diritto dei cittadini a tutelare se stessi in totale assenza dello Stato.  
 11  Noi crediamo che gli uomini debbano fare appello alle leggi civili per il risarcimento di tutti i torti e i soprusi, laddove sia inflitto un abuso, o siano stati lesi il diritto di proprietà o la reputazione, dove esistono leggi tali da proteggerli. Ma crediamo che tutti siano giustificati nel difendere se stessi, i loro amici, e i loro beni, e il governo, dagli attacchi illegittimi e dalle usurpazioni di chiunque, in tempo d'emergenza, laddove non sia possibile fare immediato appello alle leggi e riceverne soccorso.
Considerazioni finali
Questa dichiarazione fu pubblicata nel 1835. Segue, in ordine temporale, la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti (1776) e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (Francia, 1789). E' interessante leggerla nel nostro contesto attuale per verificare come potrebbe (o dovrebbe) essere facilmente applicata al giorno d'oggi.

In essa vi è il riconoscimento allo Stato, come insieme strutturato di istituzioni guidate da governanti liberamente eletti, del suo dovere di regolare la vita dei cittadini in maniera armoniosa; è riconosciuto il suo dovere di formulare leggi che garantiscano la sicurezza e la felicità dei propri cittadini; è riconosciuto il suo insostituibile ruolo di garante della pace e della democrazia; è riconosciuto il suo diritto alla libertà da ogni influenza di tipo religioso ma anche il dovere di garantire il libero esercizio della libertà di coscienza dei suoi cittadini, fintantoché quest'ultima rimanga nell'ambito delle leggi; infine, è riconosciuto il suo dovere di garantire un pari trattamento di tutte le religioni dinanzi ad esso.

In questa dichiarazione viene altresì riconosciuto il diritto dei cittadini di esprimere la propria fede religiosa in equità e senza discriminazioni, favori o penalizzazioni rispetto ai credenti di altre religioni. La dichiarazione è chiara anche sul dovere dei cittadini di rispettare ed onorare le leggi; sul loro diritto/dovere di partecipare alla vita pubblica cercando gli uomini migliori per amministrare ed emanare le leggi.

Per quanto riguarda le confessioni religiose, per esse viene reclamato il diritto autonomia ed indipendenza dallo Stato per quanto riguarda la definizione delle dottrine, il loro operato, e la gestione dei rapporti con i rispettivi fedeli, sempre nel rispetto delle leggi, dei diritti e della dignità delle persone. 

Per concludere, come citato nella dichiarazione (v. 1, 4), sia i governi che la religione sono stati istituiti da Dio "per il beneficio dell'uomo". Stato e Chiese hanno responsabilità diverse ma condividono sostanzialmente un obiettivo: il benessere (temporale, emotivo o spirituale) della comunità. Il dibattito sul secolarismo non dovrebbe prescindere dal riconoscimento del contributo positivo della religione (e delle religioni) nella società. Se da una parte è importante garantire l'indipendenza dello Stato dall'influenza delle religioni, e viceversa, sarebbe controproducente cercare di ridurre (o imporre) la religione come mera manifestazione privata di un pensiero o di un credo. Oggi, per influenzare secondo la propria visione spirituale, le religioni possono educare maggiormente i propri fedeli insegnando i "principi" ed invitandoli ad una maggiore partecipazione alla vita pubblica e politica del proprio paese. Attenzione, non indicando questo o quel candidato o partito. Un credente praticante non avrà difficoltà ad identificarsi con questo partito o quel candidato nei quali vede garantita la protezione e la promozione di certi valori. 

Una società caratterizzata da tale equilibrio finirebbe solo per guadagnarci.