22 novembre 2012

Un giorno di ringraziamento

da Francoforte sul Meno, Germania
"The First Thanksgiving", di Jean Louis Gerome Ferris (fonte: Wikipedia)
Oggi è il Giorno del ringraziamento! Va bene, è una festa tutta americana (ma anche canadese) e da noi non si celebra. Allora auguri a tutti gli americani, ed in particolare a quelli che conosco, familiari e amici!

Qualche spunto di riflessione, tuttavia, questa festività la offre anche ad ognuno di noi...

Il Giorno del ringraziamento risale al 1621 quando i Padri pellegrini proclamarono un giorno per esprimere gratitudine per la fine della stagione del raccolto. Si festeggia il quarto giovedì di novembre negli Stati Uniti e il secondo lunedì di ottobre in Canada. Ha origini religiose ma oggi è considerata una tradizione secolare. Solo nel 1777 fu celebrato contemporaneamente da più stati e solo nel 1789 George Washington proclamò una giornata nazionale di ringraziamento. Oggi è una festa per tutti, ricchi e meno abbienti. Soltanto i tacchini non hanno davvero motivo di festeggiare... a parte un paio, che vengono graziati ogni anno dal Presidente degli Stati Uniti e, a partire dal 2005, premiati con un volo in prima classe della United da Washington a Los Angeles per guidare la tradizionale parata sulla Main Street di Disneyland!

Che c'entra allora un articolo su una festa che nemmeno ci riguarda? Il fatto è che gran parte dei miei colleghi di lavoro sono americani e così, investito da una moltitudine di "Happy Thanksgiving!", mi sono imposto di pensare un po' alle cose per cui sono grato.

E non sono poche, soprattutto se penso alla mia vita nella prospettiva più ampia.

Infatti, sono grato...
  • ...di avere una moglie e dei figli meravigliosi che riempiono e impegnano la mia vita emotivamente, caratterialmente, spiritualmente e - molto - fisicamente;
  • ...di essere cresciuto in una famiglia che tra stenti, problemi, successi e speranze, mi ha comunque garantito un'enormità di affetto e supporto nelle varie fasi della mia vita; e di avere una famiglia estesa, nonni (anche se non ci sono più), zii, cugini, suoceri, cognati e così via, che mi hanno sempre accolto come un figlio;
  • ...per le persone buone che la vita mi ha fatto incontrare: dagli amici che conosco da una vita e sanno tutto di me ai compagni di brevi avventure; dai "colleghi" dell'università ai compagni di squadra nei vari (troppi, secondo i "miei"...) sport che ho praticato; 
  • ...per le persone meno buone perché, nonostante possano avermi fatto soffrire, mi hanno comunque aiutato a capire che tipo di persona non avrei voluto essere;
  • ...per le persone che sono state capaci di perdonarmi; per quelle che sanno essere pazienti con me; per quelle che sanno insegnarmi tanto, tramite l'esempio più che le parole;
  • ...di essere romano e italiano, perché la mia città e il mio Paese sono stati teatro di molti dei momenti storici più importanti dell'umanità;
  • ...di essere cresciuto in un Paese, l'Italia, che nulla ha da invidiare a nessun altro paese in Europa e nel mondo, perché ha potenzialità il cui limite è definito dalla nostra capacità di avere una visione di ciò che potrebbe essere;
  • ...di essere una persona religiosa, di credere in Dio e di avere la speranza in un mondo migliore.  
Ci sarebbero tante altre cose per cui essere grato ma questo post diventerebbe troppo lungo.

Questo, appunto, è stato il risultato più interessante di questo esercizio mattutino. Non ci vuole molto a trovare cose per le quali essere grato, per le quali ringraziare Dio, un genitore, un fratello o una sorella, un amico o un collega. Un esercizio che, per molti, sicuramente non può guarire tutto d'un tratto le ferite di una vita vissuta, nel passato o nel presente, tra difficoltà di ogni genere. 

Un esercizio che, tuttavia, se fatto almeno una volta l'anno, può aiutare a guardare avanti con un pizzico in più di ottimismo, cercando di costruirci delle condizioni migliori partendo da ciò che di buono già c'è e non da ciò che vorremmo ci fosse.

Buon giorno di ringraziamento a tutti!