05 maggio 2014

Alla fine vincono sempre loro, gli ultras (del calcio e della politica)

Genny a' Carogna nel 2012 con la Coppa Italia vinta dal Napoli.
La foto è un fermo immagine preso dalla Rai ed è stato pubblicato dal sito www.fiorentina.it  

La diretta televisiva (si, anche qui in Belgio) di ciò che ha preceduto la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli è quanto di più umiliante e imbarazzante il nostro Paese abbia potuto offrire:
  • scontri e sparatorie,
  • fischi durante l'inno nazionale (facciamo pena),
  • il capo ultrà, con tanto di maglietta omaggiante l'assassino di un poliziotto, che impone di trattare con forze dell'ordine e società, e che da l'ok per lo svolgimento della partita.
A partire dai minuti successivi al termine della partita, è poi iniziata l'inesorabile gara per cavalcare l'onda di chi fosse più indignato:

Piero Grasso, Presidente del Senato della Repubblica:
"Nonostante la voglia di andarmene, sono rimasto perché ero tenuto a premiare, per rispetto ai milioni di tifosi perbene, e perché credo sia giusto essere dalla parte di chi ha la responsabilità e il dovere di far sì che tutto possa svolgersi per il meglio. Dalla mia faccia era evidente il disagio e il disgusto per una situazione paradossale."
Presidente Grasso, mi permetta, forse per il rispetto ai milioni di tifosi per bene e ai cittadini onesti amanti e rispettosi della patria, la scelta migliore della seconda carica dello Stato sarebbe stata proprio quella di alzarsi e di andarsene... forse la poltrona del settore VIP era troppo comoda?

Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle:
"Devono andare fuori dal Parlamento e dalle istituzioni i corrotti, gli indagati, i condannati in primo grado (Renzie) [...] Sono diversamente ultrà. La Repubblica è morta e i suoi cittadini non hanno più rappresentanza, la pentola a pressione sta per saltare"
Beppe, un'occasione troppo ghiotta per racimolare facili voti dalle macerie del Paese?

Matteo Renzi, Presidente del Consiglio:
"La cosa che ha colpito di più i miei figli non è stata il ritardo con cui è cominciata la partita. Sono stati i fischi all'inno nazionale. [...] Per i bambini, l'inno è una cosa sacra, una cosa bella. Per questo sabato sera i bambini sono rimasti amareggiati nel sentire tanta gente che fischiava. Anch'io ero amareggiato. Qualcuno ci ha detto: andiamo via tutti, non si può stare in uno stadio che fischia l'inno della nostra patria. Ma siamo rimasti, perché noi, a quella gente, il calcio non glielo lasciamo."
Anche tu, caro Presidente del Consiglio, quarta carica dello Stato, avresti fatto molto di più per il bene di tutti alzandoti e lasciando lo stadio, piuttosto che rimanere seduto al tuo posto. Un'altra occasione mancata. Magari un umile consiglio posso dartelo anche io: imponiamo l'inno nazionale all'inizio di ogni evento sportivo. Perché no? Un'idea troppo di destra?

Mi fermo qui, con il pensiero dell'Italia che potrebbe essere fatto a pezzi da quanto ho visto in televisione: lo specchio della decadenza di un Paese meraviglioso!