11 luglio 2013

Un commento al messaggio di Beppe Grillo al Presidente della Repubblica

da Francoforte sul Meno, Germania
Beppe Grillo durante la conferenza stampa al termine del suo incontro
con il Presidente Giorgio Napolitano (Fonte: HuffingtonPost.it)

Dopo parecchio tempo, Beppe Grillo è riuscito a riportare il Movimento 5 Stelle al centro del dibattito politico in Italia. In una giornata in cui il centrodestra è stato nuovamente umiliato e imbarazzato dalle vicissitudini giudiziarie del suo "leader", e il centrosinistra ha nuovamente dato adito alle teorie dell'inciucio, Beppe Grillo e i suoi cittadini in Parlamento hanno preso la scena sembrando, di fatto, l'unica forza politica davvero interessata al bene del Paese.

Sia chiaro che il mio scetticismo nei confronti delle ricette del Movimento e nella sua capacità di risolvere i problemi del Paese è ancora forte. Bisogna però riconoscere che ieri le altre forze di maggioranza gli anno di fatto dato una bella mano.
 
Di seguito il testo integrale del suo intervento riportato in conferenza stampa, integrato da alcune mie osservazioni e commenti.

"Al Presidente della Repubblica Italiana,

ho chiesto questo incontro, di cui la ringrazio per la sollecitudine, per esprimerle direttamente le mie preoccupazioni sulla situazione economica, sociale e politica del Paese convinto che misure urgenti e straordinarie, pari a quelle di un’economia di guerra, non possano più aspettare oltre, neppure un giorno.
L’Italia si avvia verso la catastrofe. Chi è oggi al governo del Paese è responsabile dello sfacelo, sono gli stessi che ne hanno distrutto l’economia. Questa classe politica non è in grado di risolvere alcun problema. E’ essa stessa il problema. Il Governo delle Larghe Intese, voluto fortemente da lei, tutela soltanto lo status quo e gli interessi di Berlusconi, che in qualunque altra democrazia occidentale non sarebbe ammesso ad alcuna carica pubblica, e tanto meno in Parlamento. 
Commento: La realtà è che un governo delle larghe intese in una situazione dove non è possibile raggiungere una maggioranza politica, è l'unica alternativa alle urne. In paesi come la Germania, siffatti governi hanno garantito stabilità e progresso. I fatti di ieri, tuttavia, incoraggiano e non fanno che dare credibilità alle affermazioni di Grillo. 
La Nazione è una pentola a pressione che sta per saltare, mentre, ormai da mesi, il Governo Letta si balocca con il rinvio dell’IMU e la cancellazione di un punto dell’IVA senza trovare una soluzione. I numeri dello sfacelo sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli, e sono drammatici. Il tasso di disoccupazione più alto dal 1977, il crollo continuo della produzione industriale, che si attesterà a meno tre per cento nel 2013, la continua crescita del debito pubblico che è arrivato a 2.040 miliardi di euro, il fallimento delle imprese che chiudono con il ritmo di una al minuto, una delle tassazioni più alte d’Europa, sia sulle imprese che sulle persone fisiche, gli stipendi tra i più bassi della UE, il crollo dei consumi, persino degli alimentari, l’indebitamento delle famiglie. E’ una Caporetto e sul Piave non c’è nessuno, sono tutti nei Palazzi a rimandare le decisioni e a fare annunci.
Commento: I dati che Grillo elenca corrispondono purtroppo alla realtà. Anche il fatto che nei Palazzi la maggioranza non stia facendo altro che rimandare le decisioni. Molti commentatori hanno già espresso l'opinione che un "governo del rimandare" non può che far male al Paese. D'altronde, non ci si poteva attendere altro dopo l'esperienza del primo Governo Monti. In questo momento in Italia non ci sono le condizioni per un governo di larghe intese che possa fare scelte coraggiose e prendere decisioni importanti. Da governo che si basa sul compromesso non ci si può attendere altro.
Il Parlamento è espropriato dalle sue funzioni, la legge elettorale detta Porcellum è incostituzionale e i parlamentari sono stati nominati a tavolino da pochi segretari di partito. Il Governo fa i decreti legge senza che sia dato il tempo minimo per esaminarli e il Parlamento approva a comando. Non siamo più da tempo una repubblica parlamentare, forse neppure una democrazia.
Commento: Esagerata la dichiarazione del non essere più in una democrazia. Di fatto, però, la legge elettorale deve assolutamente essere cambiata ed è vergognoso che ancora non se ne sia parlato. La scelta dei parlamentari deve tornare al popolo attraverso i collegi uninominali. Le candidature multiple devono essere abolite. Le primarie di partito, a tutti i livelli, devono essere favorite.
Il debito pubblico ci sta divorando, paghiamo di interessi circa 100 miliardi di euro all’anno, che crescono ogni giorno. Solo quest’anno per non fallire dovremo vendere 400 miliardi di euro di titoli. Le entrate dello Stato sono di circa 800 miliardi all’anno, un euro su otto serve a pagare gli interessi sul debito. Né Berlusconi, né Monti, né Letta hanno bloccato la spirale del debito pubblico, che cresce al ritmo di 110 miliardi all’anno. Gli interessi sul debito e la diminuzione delle entrate fiscali, dovute al fallimento di massa delle imprese, alla disoccupazione e al crollo dei consumi, rappresentano la certezza del prossimo default.
Non c’è scelta. Il debito pubblico va ristrutturato. Gli interessi annui divorano la spesa sociale, gli investimenti, la ricerca. E’ come nella Storia Infinita, dove il Nulla divorava la Realtà: l’interesse sul debito sta divorando lo Stato Sociale. Si può rimanere nell’euro, ma solo rinegoziando le condizioni. O attraverso l’emissione di eurobond che ritengo indispensabile o, in alternativa, con la ristrutturazione del nostro debito, una misura che colpirebbe soprattutto Germania e Francia che detengono la maggior parte del 35% dei nostri titoli pubblici collocati all’estero. Non possiamo fallire in nome dell’euro. Questo non può chiederlo, né imporcelo nessuno.
Commento: Il debito pubblico è una piaga per la quale ancora non siamo riusciti riusciti ad inquadrare una via di uscita. Ristrutturare il debito e rinegoziare le condizioni sono ipotesi difficilmente percorribili. D'altronde, nella peggiore delle ipotesi di un'uscita dall'Euro significherebbe, secondo i più, un vero e proprio disastro economico e sociale. Ad ogni modo, sarebbe utile chiedere a Grillo di elaborare il suo pensiero sulla rinegoziazione delle condizioni e quali sono le proposte concrete che porterebbe al tavolo delle negoziazioni.
A fine 2011 i titoli di Stato italiani presenti in banche o istituzioni estere erano il 50%, le nostre banche grazie al prestito della BCE dello scorso anno, prestito garantito dagli Stati e quindi anche da noi, si sono ricomprati circa 300 miliardi dall’estero, tra titoli in scadenza e rimessi sul mercato, questo invece di dare credito alle imprese. E siamo scesi al 35%. E’il miglior modo per fallire. Quando ci saremo ricomprati tutto il debito estero e non avremo più un tessuto industriale collasseremo e la UE rimarrà a guardare, come è successo in Grecia. Ora disponiamo di un potere contrattuale, ora dobbiamo usarlo.
Commento: Onestamente il discorso fila ma non ho le conoscenze per esprimermi adeguatamente a riguardo. Non sono tanto sicuro sul potere contrattuale basato, fondamentalmente, sul ricatto di non ripagare il debito e non rispettare gli impegni presi.
L’Italia ha l’assoluta necessità di aiutare le imprese con misure come il taglio dell’Irap, una tassazione al livello della media europea, con servizi efficienti e meno costosi, con la protezione del Made in Italy assegnato solo a chi produce in Italia e con l’eventuale applicazione di dazi su alcuni prodotti. Allo stesso tempo è urgente l’introduzione del reddito di cittadinanza, nessuno deve rimanere indietro. Ci preoccupiamo dei problemi del mondo quando non riusciamo ad assistere gli anziani e non diamo possibilità di lavoro ai nostri ragazzi che devono emigrare a centinaia di migliaia. Reddito di cittadinanza e rilancio delle PMI sono possibili da subito con il taglio ai mille privilegi e alle spese inutili.
Commento: Le iniziative proposte da Grillo qui sopra sono condivisibili. Non sono invece d'accordo con il reddito di cittadinanza in quanto lo trovo puro assistenzialismo. Certo, bisogna trovare la copertura perché poi, alla fine, i soldi bisogna sempre trovarli. 
Ne elenco solo alcuni. Eliminare le province (bene), portare il tetto massimo delle pensioni a 5.000 euro (non lo trovo giusto, soprattutto nella sua modalità retroattiva. Sembra un provvedimento di stampo stalinista. Chi si è guadagnato da vivere giustamente e h pagato le sue tasse, ha diritto a tutta la pensione), tagliare finanziamenti pubblici ai partiti e ai giornali (bene), riportare la gestione delle concessioni pubbliche nelle mani dello Stato (si e no... ho sempre preferito la partecipazione dei privati in qualità di erogatori dei servizi), a iniziare dalle autostrade (si e no...), perché sia l'Erario a maturare profitti e non aziende private come Benetton o, dove questo non sia possibile, ridiscutere le condizioni (...meglio), eliminare la burocrazia politica dalle partecipate dove prosperano migliaia di dirigenti (bene), nazionalizzare il Monte dei Paschi di Siena (non digerisco le nazionalizzazioni), eliminare ogni grande opera inutile come la Tav in Val di Susa e l'Expo di Milano (non le ritengo inutili. Il progresso, lo sviluppo e gli investimenti arrivano anche da queste opere), ridurre drasticamente stipendi e benefit dei parlamentari (no, ma eserciterei maggiore controllo sulle diarie, rimborsi e spese accessorie) e di ogni carica pubblica (bene), cancellare la missione in Afghanistan (non sono d'accordo), fermare l'acquisto degli F35 (non sono d'accordo). Potrei continuare a lungo. Queste misure non possono essere prese dall'attuale classe politica perché taglierebbe il ramo su cui si regge.
Commento: Le misure elencate più sopra non garantirebbero la copertura delle proposte di Grillo sul medio e lungo termine. Anzi, secondo me, annullerebbero sul nascere ogni prospettiva di sviluppo ulteriore e minerebbero la credibilità dell'Italia in ambito internazionale.
Questo Parlamento non è stato eletto dagli italiani, ma dai partiti e dalle lobby. Non può affrontare una situazione di emergenza nazionale, di economia di guerra, perché deve rispondere ai suoi padrini, non ai cittadini.
Commento: Questo Parlamento non è stato eletto dagli italiani a causa della pessima legge elettorale. Bisogna riconoscerlo e spingere sui nostri politici affinché ne venga approvata una nuova. Questo Parlamento non può affrontare una situazione di emergenza nazionale ma, in realtà, non può affrontare alcuna situazione. Per prendere decisioni coraggiose, giuste o sbagliate, il Parlamento deve essere "schierato."
Le chiedo perciò di fare abrogare l’attuale legge elettorale in quanto incostituzionale, di sciogliere il Parlamento e di ritornare alle urne. L’autunno è alle porte insieme al probabile collasso economico. I problemi si trasformeranno da politici a sociali, probabilmente incontrollabili. Non c’è più tempo. Lei ha volutamente tenuto sulle sue spalle grandi responsabilità quando avrebbe potuto e forse dovuto declinarle. Lei è ormai diventato lo scudo, il parafulmine di partiti che non hanno saputo né governare, né riformarsi e da ritenersi, nel migliore dei casi, degli incapaci. Non è questo il suo compito, ma quello di rappresentare gli interessi del popolo italiano."
Commento: Il Presidente della Repubblica può sicuramente favorire un'accelerazione dei lavori parlamentari ma non può certamente fare ciò che spetta al Parlamento. Condivido con Grillo, purtroppo, il suo giudizio su partiti e politici, salvo alcune eccezioni (come Giorgia Meloni, Lucio Malan, Marco Scurria, Stefano Ceccanti, per citarne alcuni). Sui problemi politici e sociali (e sui fucili e bastoni ventilati da Grillo ai giornalisti) ho sempre avuto sentimenti contrastanti. Non sono mai stato convinto della capacità degli italiani, come popolo, di prendere possesso del proprio destino rischiando quanto si ha nel proprio piccolo orticello. Ma se gli italiani dovessero perdere pure quello?
In chiusura, ieri abbiamo visto un Beppe istituzionale, con tanto di giacca e cravatta (e ci mancherebbe altro!) ma la sostanza del suo messaggio non cambia. Ciò che brucia di più e che dovrebbe far arrabbiare, e non poco, chi non si riconosce nel pensiero dell'ex-comico di Genova, è che sia il centrosinistra che il centrodestra devono smetterla di far finta di niente e credere che poi, alle urne, gli elettori li preferiranno al "pericoloso populista." Il centrosinistra deve tornare ad essere alternativo al centrodestra. Quest'ultimo deve decidersi, una volta per tutte, a liberarsi di Berlusconi.

Da cittadino tendenzialmente di centrodestra, dico che nel 2012 non possiamo ancora credere nelle capacità sovrumane di un leader carismatico. Se i grillini vogliono farlo rispetto a Beppe, ben per loro. Un centrodestra nazionale, identitario, europeo, che punta al progresso della nazione e del popolo italiano e alla sua affermazione in Europa e nel mondo, tuttavia, non può e non deve più permettersi di trascinarsi o di farsi plasmare dal Berlusconi di turno.

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