26 febbraio 2013

Elezioni 2013: L'analisi del voto

da Francoforte sul Meno, Germania
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Il voto di ieri ci ha lasciato un Parlamento nuovo. Il risultato finale ha scatenato una serie di emozioni che ovviamente variano da sinistra a destra. Rimangono comunque due sole certezze: un Parlamento allo stato attuale ingovernabile e il Movimento 5 Stelle, oggi, primo partito italiano alla Camera dei Deputati in termini di preferenze. In questo articolo mi cimenterò nell'analisi del voto.

I risultati
Guardando i risultati alla Camera, ciò che emerge è un centrosinistra che con il premio di maggioranza assume il controllo di questo ramo del Parlamento con 340 seggi. La coalizione di Bersani è seguita dalla quella guidata da Berlusconi con 124 seggi. Infine la sorpresa Grillo che porta 108 deputati. Chiude la lista guidata da Monti, grande delusione elettorale, con 45 seggi.

E' al Senato tuttavia che l'ingovernabilità emerge senza ombra di dubbio. Con soli 113 senatori al suo Seguito, Bersani non ha la maggioranza richiesta di 158 neanche se si alleasse con la lista Monti, che di senatori ne porta solo 18. Lo stesso vale per la coalizione guidata da Berlusconi con i suoi 116 senatori. A fare da vero ago della bilancia ci sarebbero i 54 nuovissimi senatori del M5S che, per bocca di Grillo, hanno fatto sapere di non aver intenzione di fare accordi con nessuno.

I possibili scenari
Per governare il nostro paese ci vuole una maggioranza di governo solida che, tradotta in numeri, significa poter contare su almeno 316 deputati alla Camera e 158 al Senato. Le esperienze di governo precedenti insegnano tuttavia che il minimo indispensabile è sicuramente non sufficiente. Il voto ci lascia con la coalizione di Bersani con il controllo della Camera, grazie al premio di maggioranza. Da notare, tuttavia, che ieri sera Angelino Alfano ha chiesto formalmente al Ministro dell'Interno la verifica dei voti in quanto lo scarto tra le coalizioni di centrosinistra e centrodestra è di solo 0,36%, quindi, secondo il segretario del Pdl, sotto il margine di errore. Alla Camera quindi, salvo sorprese, i giochi sono fatti.

Il Senato invece, dove l'assegnazione dei seggi avviene in via proporzionale regione per regione, è una vera e propria giungla. Come abbiamo visto una maggioranza non è realizzabile a meno che non si scenda a patti. Proviamo qualche scenario di alleanze finalizzate alla formazione di un governo.

Scenario 1 - Alleanza Centrosinistra, Centrodestra. Bersani e Berlusconi potrebbero scendere a compromessi solo ed esclusivamente per il tempo necessario a definire una nuova legge elettorale per poi tornare alle urne. La cosa potrebbe non essere gradita a Sel ed alla lista Monti e potrebbe portare maggiori consensi al M5S.

Scenario 2 - Grande Coalizione, alleanza tra tutte le componenti politiche tranne M5S. Questa soluzione sarebbe probabilmente definita una "scelta di responsabilità" ed apprezzata dai partner internazionali. Grillo si è già tirato fuori. La legislatura non durerebbe a lungo ma forse sufficientemente per passare una serie di riforme istituzionali che gli elettori hanno manifestato dando il voto a Grillo. Riduzione dei costi della politica e legge elettorale in primis. Questo scenario servirebbe ai partiti tradizionali per cercare di recuperare un'immagine positiva verso gli elettori e marginalizzare il M5S. Tuttavia, come sostiene Andrew Davis, in articolo pubblicato, dal sito americano Bloomberg.com, un'alleanza tra Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi correrebbe il rischio "di consentire al Movimento 5 stelle di Beppe Grillo di essere l'unico partito di opposizione, libero così di costruire il suo sostegno alimentando la rabbia popolare."

Scenario 3 - Alleanza Centrosinistra, M5S. Si tratterebbe di una legislatura breve e improbabile, se non impossibile, data l'indisponibilità dichiarata del M5S. Quest'alleanza offrirebbe comunque al M5S l'opportunità di far passare alcune leggi importanti con il risultato di accrescere il consenso tra gli elettori in vista di un ritorno alle urne, e al Centrosinistra per portare a casa una serie di norme contro il conflitto di interessi e principalmente finalizzate ad emarginare Berlusconi dalla scena politica. Ricordiamoci che ora il Cavaliere deve affrontare una serie di sentenze dalle quali deve in qualche modo correre ai ripari.

Scenario 4 - Scioglimento del Senato. La nostra Costituzione prevede, all'art. 88, che “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.” Nella prassi tuttavia ciò non è mai accaduto, se non in rare eccezioni. Rimane, seppur improbabile, un'opzione che qualcuno potrebbe prendere in considerazione con la speranza che gli elettori votino,  in nome della stabilità, per la coalizione che attualmente controlla la Camera. Il rischio che alla fine dalle urne non dovesse emergere un chiaro vincitore, e le conseguenze che ne deriverebbero, è comunque troppo alto per considerarla una strada praticabile.

Scenario 5 - Ritorno alle urne immediato. Vista l'impossibilità di creare un governo finalizzato al passaggio delle riforme più urgenti, il Presidente Napolitano potrebbe indire nuove elezioni. Ci si avvierebbe verso una nuova campagna elettorale, molto probabilmente più dura di quella appena conclusa, caratterizzata da una vera e propria "lotta per la sopravvivenza" dei partiti tradizionali. Agli antipodi, Grillo e il suo movimento determinati a non perdere il risultato acquisito e, anzi, a fare il pieno di voti. Il tutto in uno scenario dove il livello della dialettica politica potrebbe raggiungere i minimi storici in termini di civiltà, non risparmiando nessuno e con l'aggravante delle speculazioni finanziarie che si abbatterebbero sul nostro paese.

Oggi è il primo giorno di un nuovo momento storico per la politica italiana. Di fatto c'è un nuovo attore con il quale è necessario confrontarsi. Più di ogni altra cosa, è forse il giorno in cui la "vecchia" politica ha finalmente compreso che gli italiani ne esigono una migliore e più etica. Grillo ha vinto per ora. Agli altri non rimane che interrogarsi sulle modalità di un cambiamento che è divenuto oramai improrogabile.