11 dicembre 2012

Lo spread... secondo Berlusconi

da Francoforte sul Meno, Germania
Per ascoltare l'audio dell'intervista su LiberoTV, clicca qui.

Stamattina, a "La Telefonata" di Maurizio Belpietro, Berlusconi ha raccontato la sua ridiscesa in campo, della preoccupazione dei mercati, di Germania e... di spread, definendo quest'ultimo un imbroglio. Insomma, noi italiani, per oltre un anno, saremmo stati presi in giro e messi sotto torchio in nome di un indicatore fasullo...

Ma cosa avrà spinto Berlusconi a definire lo spread un imbroglio? Rileggiamoci lo spezzone di intervista (la versione integrale audio è disponibile qui).

Belpiertro: "Buongiorno. Allora, qualcuno dice che per questo annuncio delle dimissioni di Mario Monti e l'arrivo delle elezioni, c'è una instabilità che si riflette sullo spread che ieri infatti è salito fino a 360 punti. Ma è così?"

Berlusconi: "Ma guardi, l'anticipo delle elezioni dovuto alle dimissioni di Monti è risibile perché si tratta di poco più di un mese, quindi non c'è assolutamente una ragione vera perché i mercati si debbano e si possono agitare. Per quanto riguarda poi lo spread, ma smettiamola di parlare di questo imbroglio. Di spread si è mai sentito parlare, se ne è sentito parlare soltanto da un anno... ee..e che cosa c'importa di quando gli interessi che il nostro debito pubblico paga a chi investe nei nostri titoli rispetto a quello che pagano gli investitori che investono nel debito pubblico tedesco."

Vorrei fermarmi, allora, ad analizzare questo breve scambio per condividere alcune riflessioni.
Belpiertro: "Buongiorno. Allora, qualcuno dice che per questo annuncio delle dimissioni di Mario Monti e l'arrivo delle elezioni, c'è una instabilità che si riflette sullo spread che ieri infatti è salito fino a 360 punti. Ma è così?"
Secondo me, è la domanda stessa ad essere mal posta, ponendo al centro dell'instabilità dei mercati le dimissioni di Mario Monti quando invece sappiamo che il problema è a monte, ovvero nella candidatura di Silvio Berlusconi. Già la scorsa settimana, infatti, lo spread non esitò a salire (dopo essere sceso dopo un anno di sacrifici sotto quota 300 punti) quando Alfano annunciò Berlusconi candidato premier e la fine dell'appoggio del Pdl al governo Monti. Come dire che la finanza internazionale del Cavaliere proprio non si fida.

Andiamo oltre e commentiamo la risposta di Berlusconi.
Berlusconi: "Ma guardi, l'anticipo delle elezioni dovuto alle dimissioni di Monti è risibile perché si tratta di poco più di un mese,
A prescindere che in un mese il Parlamento poteva ancora discutere e approvare alcune leggi importanti...
"...quindi non c'è assolutamente una ragione vera perché i mercati si debbano e si possono agitare."
Nel suo recente passato Berlusconi è arrivato a farsi ridere dietro da Sarkozy (anche se l'allora sorrisetto, da italiano, mi offese non poco) per la poca fiducia che i partner internazionali avevano nelle sue capacità di rimettere in sesto il Paese, preso com'era da altri scandali... ma ora c'è la parte clou, che devo per forza di cose spezzettare perché sono un concentrato di populismo e approssimazioni.
"Per quanto riguarda poi lo spread, ma smettiamola di parlare di questo imbroglio. Di spread non si è mai sentito parlare, se ne è sentito parlare soltanto da un anno..."
Il motivo per il quale non se ne parlava prima è semplice: facendo una semplice ricerca online si scopre che nel 2006 lo spread era a 24 punti e che quando Berlusconi assunse la premiership nel 2008 era a 37. In altre parole, non se ne parlava perché la differenza era - devo immaginare da persona inesperta di finanza internazionale - irrilevante. Poi ci fu la crisi, ecc... ma mentre altri Paesi hanno mantenuto livelli accettabili, lo spread italiano è decollato.
"...ee..e che cosa c'importa di quanto gli interessi che il nostro debito pubblico paga a chi investe nei nostri titoli rispetto a quello che pagano gli investitori che investono nel debito pubblico tedesco."
E certo... che ce frega... come si direbbe a Roma, se noi, i cittadini, dovendo sostenere il debito pubblico nazionale pagheremo di più, in interessi, a coloro che ci prestano i soldi.

Tornando allo spread imbroglione, forse varrebbe la pena condividere qualche spiegazione su cosa sia e perché è considerato un indicatore importante. Per rimanere terra terra ho pensato di condividere alcune nozioni tratte da Wikipedia (ho evidenziato le parti interessanti):
"Come conseguenza, lo spread diventa dunque indirettamente, allo stesso tempo e in maniera del tutto equivalente:
  • [...]
  • una misura dell'affidabilità (rating) dell'emittente/debitore (ad esempio lo Stato) di restituire il credito e quindi del rischio insolvenza: maggiore è lo spread minore è tale affidabilità e il rischio insolvenza;
  • una misura della fiducia degli investitori nell'acquisto dei titoli: maggiore è lo spread minore è tale fiducia;.
  • una misura della capacità dell'emittente di promuovere a buon fine le proprie attività finanziarie (nel caso dello Stato, di rifinanziare il proprio debito pubblico) tramite emissione di nuovi titoli obbligazionari: maggiore è lo spread, minore è questa capacità in virtù dei tassi di interesse più elevati dovuti fino a un limite massimo di sostenibilità. [...]"
In altre parole, riassumendo, dal 2008, quando cioè lo spread era a 37, l'Italia è diventata di quasi dieci volte (ad oggi, senza considerare quando lo spread superò quote aerospaziali) meno affidabile come debitore, dieci volte meno degna di fiducia da parte degli investitori, dieci volte più incapace di rifinanziare il proprio debito pubblico.

Le conseguenze, continua Wikipedia, sono storia di questi giorni:
"[...] Nel caso dei titoli di stato, spread elevatissimi possono condurre nel medio-lungo termine alla dichiarazione di insolvenza o fallimento o bancarotta dello Stato oppure a misure drastiche di riduzione della spesa pubblica e/o aumento della tassazione sui contribuenti per evitare il fallimento con i consueti effetti di diminuzione del reddito (dunque della domanda) e degli investimenti e quindi, in ultimo, ripercussioni anche sulla crescita economica."
A qualcuno suonano nuove queste misure?

Ciò non fa altro che avvalorare quello che ho sempre pensato, seppur in maniera semplicistica. Ogni budget funziona secondo un principio molto semplice: per rimanere in attivo deve incassare più di quanto spende. In Italia la nostra politica, complice un disinteressamento diffuso dei cittadini alla cosa pubblica, si è fatto beffe di queste semplici nozioni.

Monti, come tutti si aspettavano, ha fatto solo quello che andava fatto. Ritengo ingiusto e ingrato nei suoi confronti addossargli responsabilità non sue. Il resto, secondo me, è tutta propaganda da quattro soldi e populismo irresponsabile.

La politica italiana di centrodestra ha bisogno davvero di altro...